venerdì 30 novembre 2012

Paraguay – Scene di vita in un villaggio di nativi Maca

Insieme ai miei amici/compagni di viaggio siamo entrati in punta di piedi nella vita di un villaggio Maca ai margini della città di Asunción in Paraguay.  I Maca hanno origini e identità distinte dai più famosi  e numerosi nativi Guarani pur abitando le stesse pianure dalla notte dei tempi. Siamo rimasti nel villaggio (dalla mattina alla sera, dormivamo in città) per poco meno di due settimane. I rapporti sempre cortesi e cordiali: molti del mio gruppo parlavano la loro lingua e molti Maca parlavano lo spagnolo; abbiamo organizzato incontri e discussioni su temi di interesse comune. All’apparenza non c’erano ostacoli che impedissero il confronto e lo scambio. Ma conoscere, comunicare e capire sono tre termini combinabili (o incompatibili) nelle più diverse accezioni.

I rapporti gerarchici interni a ciascuno dei due gruppi (caucasici da un lato, nativi dall’altro) hanno di fatto impedito i rapporti diretti, individuali, tra i singoli individui. Parziale eccezione per i bambini che nel il gioco e con il gioco attraversano tutti i possibili diaframmi culturali. Risalta la differenza con il gioco degli adulti che unisce i partecipanti, ma tiene lontani gli altri. Anche un osservatore defilato, come potevo essere io, era chiara da subito la distinzione tra chi era ammesso e chi no. Non tutti gli abitanti del villaggio partecipavano o potevano partecipare. L’impressione è che solo una élite di uomini avessero accesso al rito. Poi ci sono le regole da condividere e le modalità di partecipazione. Per tutto il periodo nessuno di noi è mai stato invitato a partecipare, anche se guardavamo con curiosità lo svolgimento del gioco, cercando di intuirne le fasi, i significati, le conclusioni. I Maca si sono lasciati osservare, fotografare, riprendere, ma non hanno dato segno di voler condividere con noi le loro consuetudini, né di avere l’orgoglio di spiegare il significato di gesti e simbologie. Probabilmente noi non abbiamo trovato la chiave di ingresso o il giusto canale di comunicazione e loro non ce lo hanno offerto.
Il comportamento dei bambini va, come sempre, in tutt’altra direzione. Il gioco serve per conoscere sperimentalmente il mondo e gli altri, quindi anche gli estranei che circolano per il villaggio. I sorrisi, la mimica, la curiosità, il linguaggio del corpo rende i bambini Maca uguali a quelli incontrati in tante altre parti dell’Europa, dell’Africa, dell’Asia e dell’America. Gli adulti invece sono differenti tra loro a volte si mostrano aperti, accoglienti e interattivi, altre volte sono scontrosi e ostili, altre volte come a Asunción riservati e introversi. Ovviamente non sto parlando dei singoli per i quali tornano a valere le stesse considerazioni in tutte le parti del mondo, ma il gruppo, la collettività resta prigioniera del passato e fa fatica a cogliere le opportunità del presente.

venerdì 23 novembre 2012

Spagna – L’anima effimera e profonda di Barcelona

central square in gracia barcelona with the smurfs
Premessa: le feste a Barcelona prima che come fattore di attrazione turistica, vanno viste come chiave di lettura di un’anima profonda. Tutti gli Spagnoli, ma in particolare i Catalani, mescolano gioia e dolore, vita e morte. Cambiare la città per un giorno serve a legare le due anime.

Nel quartier di Gracia, ad esempio, a fine agosto gli abitanti attrezzano le loro strade per passare un pomeriggio o una serata in compagnia di chi andrà a visitarli. Gli addobbi mascherano il volto consueto, quotidiano. Ma non troppo. I temi nascono dalla quotidianità per proiettarla in una dimensione surreale (ma non propriamente fantastica). Grandi forbici e rocchetti di filo, fiori di carta, fiocchi di neve in polistirolo, ghirlande. Solo nella piazza centrale, punto di raccolta conclusivo, una concessione al mondo delle favole con i puffi. Una realtà sotto la lente di ingrandimento per addomesticarla. Anche l’esecuzione degli addobbi rimanda al fai da te, ad un artigianato condiviso radicato nella manualità, maestria e buon senso.
a road with penguins for the feast of gracia
drapes like winter for the festival in gracia barcelona
maxi scissors and ribbons for the party in gracia barcelona
colorful fake flowers for the party in gracia barcelona
snowflakes polystyrene in barcelona
an autumn of paper on a street in barcelona
giant spools in a street in barcelona
surreal lace in a street in Gracia
the tower of the square gracia behind the net of the Smurfs

mercoledì 21 novembre 2012

Argentina – I “comedores” come avamposti nella periferia

La funzione istituzionale dei comedores in Argentina è di fornire gratuitamente cibo alle famiglie svantaggiate. Sono cooperative, nate attorno a una figura rappresentativa o carismatica, che opera in situazioni di confine tra mondo organizzato e situazioni di miseria, tra gli enti territoriali che rendono disponibili le poche risorse e le vaste aree di disagio sociale, delinquenza e degrado.
Proprio questa loro collocazione geografica e funzionale li rende osservatori neutrali per avvicinarsi a realtà nascoste e ostili a qualunque intromissione. Non si tratta di organizzare giri turistici protetti per soddisfare la curiosità dei privilegiati nei confronti delle aree malfamate come già succede in alcune città dell’America Latina. Spettacolarizzare la miseria rischia di sconfinare (quando non sconfina programmaticamente) nel cattivo gusto.

Mi è capitato di entrare in contatto e organizzare un paio di iniziative didattiche insieme a due comedores uno di Mendoza nel barrio de Campo Papa e uno di Buenos Aires nella villa Carlos Gardel. Ho conosciuto e visto lavorare le persone, visitato i locali, assistito alle distribuzioni di cibo. Progressivamente l’immagine delle periferie argentine ha assunto i caratteri della normalità. Una quotidianità dura quanto si vuole ma nella quale milioni di persone organizzano la propria esistenza al loro meglio. La gamma delle sfumature che connotano le persone e i luoghi aumenta a dismisura. Ho cominciato ad apprezzare l’intelligenza delle cose indispensabile in condizioni di grande difficoltà.
Tutto diventa estremamente semplice, privo di ogni inutile aggiunta: gli spazi di lavoro, gli strumenti o attrezzature per cucinare, lo stesso cibo sono essenziali. Basta guardare nella seconda parte del video come da dietro una grata protettiva per gli operatori le persone allungano i contenitori di plastica. Le donne della cooperativa li riempiono con grandi mestoli e li distribuiscono quasi senza parlare. I gesti sono energici, i ruoli sono chiari e condivisi, le attese sono soddisfatte nei termini predeterminati.
Applicando lo stesso metro di osservazione, le case tutt’intorno mostrano caratteristiche analoghe. In larga maggioranza ognuno costruisce la propria casa mano a mano che trova i soldi necessari, procedendo a piccoli passi. Gli interventi sovvenzionati o pubblici contrastano vistosamente con il resto per dimensioni e completezza. La fitta rete delle relazioni umane e istituzionali racchiudono e legano la case, le strade, il quartiere.
Villa Carlos Gardel en Buenos Aires
the condominium in Carlos Gardel, Buenos Aires
a shop in Carlos Gardel, buenos aires
latest buildings subsidized by Carlos Gardel, buenos aires
the house upgraded to Carlos Gardel, buenos aires
the house minimum Carlos Gardel, buenos aires
the road of houses under construction in Carlos Gardel, buenos aires
the steps of the house to Carlos Gardel, buenos aires
the houses under construction continues to Carlos Gardel, buenos aires
Barrio Campo Papa en Mendoza
minimum houses in campo papa, mendoza
houses under construction in campo papa, mendoza
houses rehabilitated in campo papa mendoza
intervention subsidized in campo papa mendoza
other houses in the transformation in campo papa mendoza
other homes rehabilitated in mendoza
informal settlement on the edge of Medoza
new barracks on the edge of mendoza

martedì 20 novembre 2012

Francia – Sur le pavée la plage a Amiens

the square of Amiens arrangement of colors
Esci dall’albergo per partecipare ad un convegno e ti trovi coinvolto nel gioco dei bambini che colorano la piazza. Mi affascina sempre quando le persone si appropriano della città e dell’architettura, ovviamente in modo temporaneo. Il giorno successivo la piazza è tornata alla normalità ed i segni dell’evento sono stati cancellati. Restano le fotografie.

Tamilnadu – L’incontro di architettura e paesaggio a Mamallapuram

butter ball in the archaeological site of mahabalipuram
“Butter Ball”
La prima volta che ho visitato il sito archeologico di Mamallapuram ero troppo condizionato da un approccio modernista per cogliere il significato, per entrare in sintonia con il luogo. Questa volta invece mi sono dato il tempo di capire. In particolare la o le chiavi di lettura della grande collina granitica con le cosiddette grotte dovevano venire da dentro, emergere progressivamente dalla visita ovvero dalla relazione anche fisica e non solo visiva o intellettuale con le cose.

lunedì 19 novembre 2012

Turchia - Le scatole d’argento comprate in Cappadocia

boxes bought in cappadocia between travel memories
silver box with embossed decoration of Cappadocia
Tra i ricordi familiari esposti sui ripiani della libreria, le due piccole scatole d’argento meritano un racconto. Le ha trovate Teresa in Cappadocia nel piazzale di ingresso a un insediamento ipogeo (un tipo di architettura che è difficile memorizzare perché fa perdere il senso dell’orientamento). A Derincuyu su una bancarella improvvisata ai margini di uno spiazzo polveroso tra semplici case in costruzione, Teresa ha cominciato a contrattare con un ragazzo che non si capacitava per un acquisto di oltre 20 pezzi da 2.000 lire ciascuno: le scatole sarebbero servite come regalini per personalizzare la cena di Natale con i parenti.

sabato 17 novembre 2012

Tamilnadu - L’espressione dei macachi a Mamallapuram

the expression of macaques in Mamallapuram
Il (o la) capofamiglia che protegge il partner: il Tamilnadu regala anche questo. Il singolare incontro con una famiglia di macachi che hanno assunto comportamenti schivi o protettivi, ma non sono scappati e non si sono neanche nascosti. Hanno manifestato i loro sentimenti sia come gruppo sulla difensiva, sia come individui con il giovane rampollo pieno di curiosità e energia. Per la cronaca, stavamo visitando le cave (piccoli tempi scavati nella roccia) di Mamallapuram dove grandi massi di granito circondati da alberi rigogliosi affiorano dal verde prato di una morbida collina.
the family of monkeys on the granite boulder, Mamallapuram
the protective embrace of macaques in tamilnadu
the young scion full of cutiosità, caves mahabalipuram
the patient parent, archaeological site of mahabalipuram

venerdì 16 novembre 2012

Argentina - Tre cimiteri nella puna jujeña

Il contatto tra culture diverse genera risultati con un sapore particolare. I cimiteri (dei pueblos de Juella, Iturba e Maimará nella quebrada de Humahuaca) e le piccole chiese che ho incontrato sulla puna jujeña (provincia di San Salvador de Jujuy nel nord dell’Argentina al confine con la Bolivia) sono quasi uguali ai loro modelli di derivazione europea, spagnola in particolare. Eppure c’è qualcosa di diverso, soprattutto nelle tombe. La relazione con la terra del piccolo tabernacolo è praticamente assente nei nostri cimiteri che tendono a mantenere un carattere urbano, costruito. Poi la presenza di questo colore azzurro turchese che lega la terra al cielo. Il tutto fuso con i spazi grandi, infiniti, dove l’occhio non trova punti di ancoraggio. Le chiese ( dei pueblos de Iturba, Purmamarca, Juella e del Santuario de Tres Pozos) cercano di essere un momento di sosta, ma non per questo diventano antagoniste con la natura selvaggia che le circonda.


Iturba
Iturba
Iturba
Iturba

giovedì 15 novembre 2012

Argentina – La Ruta 40 tra leggenda e realtà

Una strada di 3.500 chilometri (che teoricamente prosegue per altri 15.000 km) è difficile da immaginare. Se si aggiungono le immagini letterarie e cinematografiche che questa strada ha suggerito, si entra direttamente nella leggenda. I modi di percorrere questo itinerario sono quindi tanti: a partire dalla preminenza attribuita agli aspetti geologici e orografici, con le annesse valenze naturalistiche, passando per gli aspetti storici e culturali, per finire alle implicazioni sociali e politiche.
A lungo una meta come la Ruta 40 mi è sembrata irraggiungibile. Anche quando ne ho percorso brevi tratti mi confermavo nella impossibilità di percorrerla per mancanza di tempo, di informazione o di organizzazione. Poi ho cominciato ha mettere insieme i pezzi: l’avevo attraversata o percorsa in un paio di punti intermedi e avevo visitato le estremità. L’idea di ricucire il tutto è allora entrato nei miei progetti.
la ruta 40
1º tappa
2º tappa
3º tappa

lunedì 12 novembre 2012

Kenya - Mercati e bancarelle tra campagna e città

I modi di organizzarsi del commercio in Kenya raccontano di una natura esuberante che regala frutti meravigliosi oppure di una grade povertà che attiva forme di micro-reddito per sopravvivere, di prodotti artigianali tipici orientati al turismo oppure di una commistione tra nuovo e usato. Il quadro complessivo mostra livelli di organizzazione crescenti in una scala che va dal molto semplice o non organizzato al sufficientemente complesso e integrato.
vegetables and fruits along the road to Meru
Route B6
the market for agricultural products in kenya
Route B6
banks with the production of fruit and vegetables
Route B6
rustic shelves and sellers of agricultural products
Route B6

giovedì 8 novembre 2012

Argentina – Il senso delle cose oltre i 4.000 mt slm


the soup in place of refreshment at the sanctuary de tres pozos
Quando è buona anche la minestra con la coca cola.
Non so se è la mancanza di ossigeno o l’aria secca e tagliente, ma a 4.000 metri sul livello del mare lo spazio sembra espandersi e il silenzio diventa pesante. La vita stessa sembra dilatarsi per diventare diafana, trasparente. Tutto diventa terribilmente lontano e irraggiungibile. I movimenti rallentano, il senso di fatica aumenta, mentre il corpo perde la percezione del peso.

mercoledì 7 novembre 2012

Barcelona - Omaggio a un Gaudí meno visitato

La cripta della Colonia Güell tra la periferia nord ovest di Barcelona e Santa Coloma de Cervelló. Uno splendido non finito di Antoni Gaudí che ancora non è stato fatto oggetto delle tragiche attenzioni che hanno trasformato la Sagrada Familia in uno strano ibrido. Parafrasando un detto popolare: il diavolo (ovvero la genialità di Gaudí) è nei dettagli, poi se l’edificio è completo o meno è veramente secondario.
the entrance to the crypt of the colony güell, barcelona
the side wall of the crypt, colony güell, barcelona
the porch of the crypt, antoni gaudí, colony güell, barcelona
the ceiling of the porch, antoni gaudí, colony güell, barcelona
a window of the crypt, colony güell, barcelona
the central aisle of the crypt, antoni gaudí, colony güell, barcelona
he ribs of the central vault, colony güell, barcelona
ribs of the aisle and windows colony güell, barcelona
modeling of the wall, gaudí antoni, barcelona
attack pillar vault, antoni gaudí colony güell, barcelona
detail of the masonry, colony güell, barcelona
decoration projecting in the crypt of the colony güell, barcelona
solution for imbotto in the crypt of the colony güell, barcelona
the imbotto and railing in the crypt of the colony güell, barcelona
decoration with mosaic of broken pottery, gaudí antoni, barcelona
decoration fitting in the crypt of the colony güell, barcelona