martedì 6 novembre 2012

Puglia – Un giro tra tempi e luoghi alla rinfusa

Alcune rocce portano traccia di fasi o periodi che si sono succeduti nel tempo con un andamento regolare: prima gli strati più antichi poi quelli più recenti. Altre rocce invece mescolano antico e recente lasciando dei vuoti. Ricostruire una sequenza lineare diventa complicato, quando non impossibile. La Puglia porta tracce irregolari della propria storia: grandi fioriture in alcuni momenti poi il silenzio, episodi che non sembrano avere relazione con il prima e con il dopo, caratteri che persistono anche quando l’origine sfuma nella nebbia. Costruire e seguire un itinerario che racconti la ricchezza delle testimonianze culturali e artistiche pugliesi non è semplice.
Il territorio regionale non è eccessivamente grande: all’incirca 350 chilometri di lunghezza per 40 di larghezza. Il problema è che le emergenze romaniche si mescolano e intersecano con le testimonianze protostoriche, le influenze arabe con i capolavori barocchi. Bisogna rassegnarsi all’idea di una sequenza di incontri e visite abbastanza coerente in termini topografici (anche per non andare avanti e indietro come le mosche in un vaso di vetro) ma del tutto casuale rispetto ai riferimenti storici e artistici.
tra Bisceglie e Corato
il dolmen della Chianca
il dolmen di Corato
l’area a nord di Trapani
le gravine di Massafra
le gravine di Castellaneta
Cominciamo dalla protostoria. Due i tipi delle cose da vedere: menhir e dolmen realizzati tra il 3.500 e il 1.200 a.C.; le grotte scavate in tempi diversi (dalla protostoria al medioevo) lungo i fianchi delle cosiddette “gravine”. Ambedue queste emergenze sono disperse nelle campagne pugliesi e richiedono spostamenti in macchina e a piedi, in un procedere disordinato e lento. Tralasciando la vicina Basilicata, la zona di maggiore concentrazione delle gravine è attorno a Taranto, tra Castellaneta e Massafra. I dolmen e i menhir si incontrano soprattutto tra Bisceglie, Corato e Ruvo e poi tra Cisternino e Melendugno nell’estremo sud della penisola.
Girando per le campagne coltivate alla ricerca delle tracce protostoriche, si incontrano muretti per la recinzione dei campi, piccole costruzioni rurali coniche, tutto rigorosamente costruite con pietre a secco. Costruzioni che anticipano e integrano i trulli di Alberobello. Vale a dire che la tradizione agricola pugliese ha intessuto con la roccia e la pietra (estratta dalla roccia) una variegata serie di relazioni lungo un periodo di oltre 5.000 anni, con il quale vale proprio la pena di entrare in sintonia.
Con l’arrivo dei Normanni prende vita il romanico pugliese. La pietra calcarea quasi bianca questa volta è squadrata, lisciata e scolpita per realizzare una importante serie di cattedrali e chiese, praticamente in tutti i centri urbani della Puglia (soprattutto settentrionale). Ancora una volta per vederle bisogna zizzagare tra Barletta, Andria, Trani, Bisceglie, Ruvo, Bitonto, Altamura, e poi scendere fino a Brindisi e Otranto per citarne alcune. La visita delle cattedrali segue tempi e modi diversi dai precedenti: ogni opera ha una sua identità che cattura il visitatore, ogni visita chiede i suoi tempi e un minimo di separazione dal resto del viaggio. Io credo che vada vissuta come pausa, come momento auto-concluso.
Passare a un terzo e a un quarto piano di lettura, ad un terzo e quarto ordine di espressioni culturali, diventa faticoso sia per chi legge sia per chi scrive. Però le cose, le costruzioni e i luoghi sono l’uno vicino all’altro. Sembra poco razionale decidere di attraversare la Puglia guardando una prima volta solo le cattedrali romaniche, una seconda volta solo le testimonianze protostoriche, una terza volta i centri del barocco pugliese, una quarta volta i centri minori con le influenze arabe. Anche perché barocco e influenze arabe non solo delimitabili univocamente. Sono però accomunate dai modi della visita: passeggiare per le strade con piccole soste (anche al caffè o al ristorante) seguendo un percorso sulla carta dal quale deviare continuamente.
Certamente il centro di Lecce e quello di Martina Franca sono due appuntamenti irrinunciabili del barocco. Così come i centri storici di Bitonto, Otranto e San Severo, la Bari vecchia (per citare a memoria) presentano caratteri legato alla fusione di influenze legate ai numerosi contatti con il mondo arabo.
Eppure riordinando le fotografie, ho dovuto prendere atto di un elemento comune a tutte queste stratificazioni storiche. Debbo riconoscere che molto dipende dal mio modo di guardare e fotografare la realtà pugliese, quello che ho scelto di documentare. Nello stesso tempo il calcare che domina il paesaggio e il materiale da costruzione resta lo stesso al di là degli stili, delle città e, in parte, anche delle tecniche. La pietra è bianca o molto chiara (dal grigio perla all’avorio). Allora anche gli intonaci diventano bianchi. L’intera strada o città si concede alla luce intensa del sole, i volumi e le forme si fondono in un unicum, i segni e il disegno si riconoscono appena nel grande scenario.
the dolmen of chianca in Bisceglie, Puglia
dolmen
the ravine in massafra, puglia
gravina
caves in massafra, puglia
grotte
construction with dry stones, puglia
pietra a secco
the trulli of Alberobello, Puglia
trulli
castel del monte near andria, puglia
Castel del Monte
the interior of Castel del Monte, Apulia
Castel del Monte
the detail of the Cathedral in Ruvo, puglia
Ruvo, dettaglio
the basement of the column in ruvo
Ruvo, colonna
la facciata della cattedrale di ruvo
Ruvo, facciata
the streets of martina franca, puglia
Martina Franca
dialog of plaster and stone martina franca
Martina Franca
the hallway in the palace, puglia
Martina Franca
the door of ’700 becomes a showcase in martina franca
Martina Franca
the road of bitonto looks arab
Bitonto

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