Alcune rocce portano traccia di fasi o periodi che si sono
succeduti nel tempo con un andamento regolare: prima gli strati più antichi poi
quelli più recenti. Altre rocce invece mescolano antico e recente lasciando dei
vuoti. Ricostruire una sequenza lineare diventa complicato, quando non
impossibile. La Puglia porta tracce irregolari della propria storia: grandi
fioriture in alcuni momenti poi il silenzio, episodi che non sembrano avere
relazione con il prima e con il dopo, caratteri che persistono anche quando
l’origine sfuma nella nebbia. Costruire e seguire un itinerario che racconti la
ricchezza delle testimonianze culturali e artistiche pugliesi non è semplice.
Il territorio regionale non è eccessivamente grande:
all’incirca 350 chilometri di lunghezza per 40 di larghezza. Il problema è che
le emergenze romaniche si mescolano e intersecano con le testimonianze
protostoriche, le influenze arabe con i capolavori barocchi. Bisogna
rassegnarsi all’idea di una sequenza di incontri e visite abbastanza coerente
in termini topografici (anche per non andare avanti e indietro come le mosche
in un vaso di vetro) ma del tutto casuale rispetto ai riferimenti storici e artistici.
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tra Bisceglie e Corato |
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il dolmen della Chianca |
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il dolmen di Corato |
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l’area a nord di Trapani |
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le gravine di Massafra |
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le gravine di Castellaneta |
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Cominciamo dalla protostoria. Due i tipi delle cose da
vedere:
menhir e
dolmen realizzati tra il 3.500 e il 1.200 a.C.; le grotte
scavate in tempi diversi (dalla protostoria al medioevo) lungo i fianchi delle
cosiddette “
gravine”. Ambedue queste emergenze sono disperse nelle campagne
pugliesi e richiedono spostamenti in macchina e a piedi, in un procedere
disordinato e lento. Tralasciando la vicina Basilicata, la zona di maggiore
concentrazione delle gravine è attorno a Taranto, tra Castellaneta e
Massafra. I
dolmen e i menhir si incontrano soprattutto tra Bisceglie, Corato e Ruvo e poi
tra Cisternino e Melendugno nell’estremo sud della penisola.
Girando per le campagne coltivate alla ricerca delle tracce
protostoriche, si incontrano muretti per la recinzione dei campi, piccole
costruzioni rurali coniche, tutto rigorosamente costruite con pietre a secco.
Costruzioni che anticipano e integrano i trulli di Alberobello. Vale a dire che
la tradizione agricola pugliese ha intessuto con la roccia e la pietra
(estratta dalla roccia) una variegata serie di relazioni lungo un periodo di
oltre 5.000 anni, con il quale vale proprio la pena di entrare in sintonia.
Con l’arrivo dei Normanni prende vita il romanico pugliese.
La pietra calcarea quasi bianca questa volta è squadrata, lisciata e scolpita
per realizzare una importante serie di cattedrali e chiese, praticamente in
tutti i centri urbani della Puglia (soprattutto settentrionale). Ancora una
volta per vederle bisogna zizzagare tra Barletta, Andria, Trani, Bisceglie,
Ruvo, Bitonto, Altamura, e poi scendere fino a Brindisi e Otranto per citarne
alcune. La visita delle cattedrali segue tempi e modi diversi dai precedenti:
ogni opera ha una sua identità che cattura il visitatore, ogni visita chiede i
suoi tempi e un minimo di separazione dal resto del viaggio. Io credo che vada
vissuta come pausa, come momento auto-concluso.
Passare a un terzo e a un quarto piano di lettura, ad un
terzo e quarto ordine di espressioni culturali, diventa faticoso sia per chi
legge sia per chi scrive. Però le cose, le costruzioni e i luoghi sono l’uno
vicino all’altro. Sembra poco razionale decidere di attraversare la Puglia
guardando una prima volta solo le cattedrali romaniche, una seconda volta solo
le testimonianze protostoriche, una terza volta i centri del barocco pugliese,
una quarta volta i centri minori con le influenze arabe. Anche perché barocco e
influenze arabe non solo delimitabili univocamente. Sono però accomunate dai
modi della visita: passeggiare per le strade con piccole soste (anche al caffè
o al ristorante) seguendo un percorso sulla carta dal quale deviare
continuamente.
Certamente il centro di Lecce e quello di Martina Franca
sono due appuntamenti irrinunciabili del barocco. Così come i centri storici di
Bitonto, Otranto e San Severo, la Bari vecchia (per citare a memoria)
presentano caratteri legato alla fusione di influenze legate ai numerosi
contatti con il mondo arabo.
Eppure riordinando le fotografie, ho dovuto prendere atto di
un elemento comune a tutte queste stratificazioni storiche. Debbo riconoscere
che molto dipende dal mio modo di guardare e fotografare la realtà pugliese,
quello che ho scelto di documentare. Nello stesso tempo il calcare che domina
il paesaggio e il materiale da costruzione resta lo stesso al di là degli
stili, delle città e, in parte, anche delle tecniche. La pietra è bianca o
molto chiara (dal grigio perla all’avorio). Allora anche gli intonaci diventano
bianchi. L’intera strada o città si concede alla luce intensa del sole, i
volumi e le forme si fondono in un unicum, i segni e il disegno si riconoscono
appena nel grande scenario.
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dolmen |
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gravina |
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grotte |
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pietra a secco |
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trulli |
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Castel del Monte |
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Castel del Monte |
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Ruvo, dettaglio |
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Ruvo, colonna |
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Ruvo, facciata |
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Martina Franca |
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Martina Franca |
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Martina Franca |
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Martina Franca |
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Bitonto |
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