Dal deposito di immagini nella mia memoria (corroborata
dall’archivio fotografico) ho riportato allo scoperto un piccolo evento
accaduto nel 1973. In una mattinata piena di un bel sole primaverile con i mei
due compagni di viaggio abbiamo girovagato nel bazar di Urfa (o Sanliurfa se
preferite), una città nella Turchia centro meridionale, a pochi chilometri dal
confine con la Siria. In quel bazar la presenza principale riguardava gli
artigiani che realizzavano i loro oggetti direttamente sulla strada, davanti
alle loro botteghe. I commercianti si addensavano in alcuni punti che
ovviamente erano anche i più frequentati, ma nel complesso assumevano una
importanza minore. O per lo meno la mia attenzione è stata tutta catturata
dagli artigiani.
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vassoi in rame |
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pentole in rame |
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emporio delle pentole |
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la strada dei falegnami |
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sgabelli in legno |
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cassette e scale in legno |
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In tanti lavoravano il legno. Piccoli tronchi che sembravano
appena tagliati diventavano scale, setacci, sgabelli, tavoli e letti, che si
accatastavano sempre sulla strada. Poi quasi ai bordi dell’area abbiamo trovato
quelli che lavoravano i metalli: dal fabbro tradizionale con mantice e incudine
alla serie di botteghe specializzate nel lavorare la lamiera di rame. Queste
ultime erano disposte una vicino all’altra. Guardando meglio mi sono accorto
che gli oggetti sulla strada avevano dimensioni progressive. Una bottega
lavorava il foglio di rame intero, così come esce dal laminatoio a valle della
fonderia. La bottega a fianco o poco distante prendeva i ritagli del grande
foglio che utilizzava come materia prima per la propria produzione. Va da sé
che gli oggetti della seconda erano più piccoli di quelli della prima. Al terzo
o quarto passaggio, dai ritagli dei ritagli uscivano fuori tazzine o piccole
scatole, mentre il primo realizzava grandi vassoio, il secondo caldai e grandi
pentole, il terzo anfore e bricchi, eccetera.
Probabilmente queste mie foto testimoniano una
organizzazione, una tecnica, un mondo ormai desueto e per gran parte scomparso
(anche se o prima o dopo voglio tornare a verificare di persona). Cercando di
fare una ricognizione attraverso le foto pubblicate in Google Earth, alcune
tracce sembrano ancora presenti ovviamente nella stessa area bazar che ancora
occupa il centro storico di Urfa. Questa città
occupa una sorta di punto cerniera tra la zona montuosa a nord e ovest
che la separa dalla Cappadocia, tra la pianura che si estende a sud ed entra in
Siria e la zona prima collinare e poi montuosa a est e nord est abitata in larga
prevalenza dalle popolazioni di origine Curda. Vale a dire che la cerniera non
è tanto o solo geografica, ma ha una rilevante serie di implicazioni culturali.
Forse per questo tradizioni e tecniche riescono a sopravvivere o resistere
all’avanzare della modernità.
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Turchia |
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zona centro sud |
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città di Urfa |
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area del bazar |
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Ad esempio il tipo di casa e di strada che connotano le zone
residenziali del centro storico ha una indiscutibile origine turca. Il piano
superiore che aggetta rispetto al piano inferiore. I muri sulla strada stanno a
un paio di metri l’uno dall’altro, con pochissime aperture salvo il massiccio
portone d’ingresso. I blocchi di pietra levigata nascondono gli interni in
legno.
Nelle aree circostanti la città, le tipologie residenziali
cambiano radicalmente. Andando verso la Cappadocia le case cominciano ad essere
scavate nei costoni rocciosi, eventualmente integrate con la parte di ingresso
costruita davanti allo scavo. Nella pianura a sud i villaggi sono
caratterizzate da singolari cupole allungate (per l’esattezza paraboliche)
costruite con mattoni in terra cruda o cotta. Nella zona curda le case restano
addossate alle pareti inclinate di colline e montagne. Muri in pietre
accatastate e stuccate con fango, legati da pali e tavole in legno. Solai di
copertura con travi e tavole in legno coperta da uno strato di terra e ghiaia.
Tornando alle immagini di partenza, gli artigiani raccontano
molto di più che una tecnica o un modello di organizzazione produttiva. Anche
se non è da sottovalutare che l’integrazione tra botteghe differenti in una
sorta di filiera anticipa quello che oggi viene adottato in molte realtà
produttive che si autodefiniscono avanzate o innovative. La razionalità
nell’uso dei materiali e degli scarti oggi va spesso sotto il nome di
esternalità, economie di scala o integrazione produttiva. Ma l’evento che
ancora oggi mantiene nella mia memoria tutta la sua carica riguarda l’incontro
tra persone e culture, tra tecniche e tradizioni lasciato all’evidenza, in modo
che tutti se ne possano appropriare.
Scorci delle strade residenziali nell’area del centro storico di Urfa
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Cappadocia |
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Arran |
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Monte Nemrut |
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