lunedì 1 ottobre 2012

Identikit del viaggiatore


Trasparenza. Mi è sempre piaciuto camminare nelle strade di una grande città, dove non conosci nessuno, nessuno ti guarda, ma tu puoi guardare tutto quello che ti gira intorno. Se non ti notano vuol dire che sei in mezzo ai tuoi simili, che non vedono in te un nemico, che sono vestiti e si comportano più o meno allo stesso modo. La cosa diventa ancora più interessante quando si accorgono delle differenze ma non gli danno importanza. Se vai in un paese lontano spesso ti trovi da solo tra persone che magari hanno la pelle di un altro colore. Se un paio di europei camminano in una strada africana o asiatica quasi sempre sono guardati con simpatia. Purtroppo l'inverso è meno frequente.
La sensazione di perdersi in un'altra realtà esercita su di me un'attrazione irresistibile. Perché ti liberi del tuo quotidiano osservando quante differenze ci sono con il quotidiano degli altri. Senza per questo inseguire gli usi e costumi degli altri per dimostrarsi emancipati e rispettosi delle culture locali. La (mia) soluzione non è nascondersi o mimetizzarsi. Mi piace troppo rimanere uguale a me stesso, anche per interagire nel modo più sincero possibile quando ci si trova a confrontarsi con le persone che ti avvicinano e vogliono parlare con te.
Un europeo che mangia con le mani non sarà mai a suo agio e non metterà a proprio agio quanti, invece, sono abituati a farlo sin da bambini. Non serve rinunciare alla propria cultura, o a nasconderla, per apprezzare e rispettare i costumi e le convinzioni altrui.
La cosa migliore è rendersi trasparenti, ovvero fare in modo di non alterare minimamente la scena che si svolge attorno a noi. Basta ricordare che non c’è solo la mia curiosità o disponibilità verso i residenti, vale anche il movimento simmetrico: la curiosità e disponibilità dei residenti verso di me. Naturalmente va considerata anche l'indifferenza per la quale ciascuno va per la sua strada senza interferire.
La trasparenza funziona bene anche nel rapporto uomo natura. Per avvicinarsi a un animale selvatico senza disturbarlo o farlo fuggire, meglio ridurre al minimo l'impatto, farsi considerare parte del contesto, meglio attraversare i luoghi senza lasciare alcun tipo di traccia. La cosa più importante è rispettare le distanze. A volte si riesce ad accarezzare un cucciolo curioso o un erbivoro caratterialmente mansueto, altre volte è meglio girare alla larga, altre volte ancora ci si può avvicinare senza però contatti diretti.
Con gli umani vigono esattamente le stesse regole.
Qual’è il premio per questa strategia? Quello di cogliere l'intima armonia insita in ogni cultura, in ogni forma adottata dalla collettività, animale o vegetale che sia, per garantire la propria coesione e quindi il proprio sviluppo.
Ma per avere successo, la strategia va preparata o studiata adattandola alle prevedibili circostanze. Anche accettando ampi margini di approssimazione, io credo sia meglio immaginare sin da prima il tipo e gli esiti di un contatto, di un incontro con chi o cosa si va a visitare per due ordini di motivi.
Il primo è che se non ti prepari non fai a tempo ad accorgerti di quanto ti sta accedendo intorno. Solo quando sei tornato a casa ti rendi conto delle occasioni che via via hai perduto nel viaggio.
Il secondo è che se non le cerchi, se non vai nei posti giusti certe cose non accadono. Devi saperti adattare in corso d'opera, cogliere i segni da inseguire modificando il programma originario. Ma la traccia iniziale devi averla individuata prima di partire. Mentre l'errore di previsione non è un problema. Anzi è un'opportunità. E' la vera scoperta.
Il viaggio ti restituisce un quadro diverso da quello che avevi prima, altrimenti tanto valeva restare e casa. Quello che vale le pena di raccontare è soprattutto proprio la sorpresa, l'imprevisto che vale di più se coinvolge per intero il luogo, le persone e le cose viste.
Turismo e turisti. Tutti (o quasi) dicono che il libero mercato determina il miglior punto di corrispondenza e equilibrio tra domanda e offerta. Solo che l’offerta (di prodotti e servizi) cerca di controllare i mezzi di comunicazione al fine di influenzare la domanda. Ora però la rete offre anche alla domanda nuovi strumenti per esprimersi, confrontarsi e, magari, organizzarsi per modificare a proprio vantaggio il punto di equilibrio.
Per gli operatori del settore, un turista, per essere tale, deve corrispondere a un target e alle relative quantificazioni statistiche. Se il singolo turista non si riconosce negli standard del target ha tre possibilità: si adatta all’offerta, rimane a casa, oppure si iscrive al deriso ordine dei “turisti fai da te”. Per lungo tempo organizzarsi da soli esponeva a un numero incredibile di rischi e inconvenienti. Il primo benefico effetto della rete riguarda la drastica riduzione dei fattori di incertezza legati ad una organizzazione personale del viaggio o vacanza. Le valutazioni e i commenti degli utenti sui siti di prenotazione sono, ad esempio, una preziosa fonte di informazione per chi sta scegliendo una destinazione, un mezzo di trasporto, un alloggio.
La stessa rete consente alle forme di turismo fuori target di conquistare visibilità, di sviluppare una propria identità liberandosi da molti dei vincoli imposti dal cosiddetto mercato. Lo sviluppo qualitativo di un turismo responsabile non può essere delegata agli operatori economici. Poi le infinite sfumature del turismo ambientale e culturale hanno bisogno di un approccio soggettivo ma aperto alle esperienze degli altri. Raccontarsi e ascoltare racconti diventa allora una sorta di catena dove ogni anello (esperienza di viaggio) si lega la successivo. Questo blog spera solo di entrare nel flusso di scambi che animano i nuovi modi di viaggiare, di avventurarsi nel mondo.

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