Trasparenza. Mi è sempre piaciuto camminare nelle strade di una grande città, dove non conosci nessuno, nessuno ti guarda, ma tu puoi guardare tutto quello che ti gira intorno. Se non ti notano vuol dire che sei in mezzo ai tuoi simili, che non vedono in te un nemico, che sono vestiti e si comportano più o meno allo stesso modo. La cosa diventa ancora più interessante quando si accorgono delle differenze ma non gli danno importanza. Se vai in un paese lontano spesso ti trovi da solo tra persone che magari hanno la pelle di un altro colore. Se un paio di europei camminano in una strada africana o asiatica quasi sempre sono guardati con simpatia. Purtroppo l'inverso è meno frequente.
La sensazione di perdersi
in un'altra realtà esercita su di me un'attrazione irresistibile. Perché ti
liberi del tuo quotidiano osservando quante differenze ci sono con il
quotidiano degli altri. Senza per questo inseguire gli usi e costumi degli
altri per dimostrarsi emancipati e rispettosi delle culture locali. La (mia)
soluzione non è nascondersi o mimetizzarsi. Mi piace troppo rimanere uguale a
me stesso, anche per interagire nel modo più sincero possibile quando ci si
trova a confrontarsi con le persone che ti avvicinano e vogliono parlare con
te.
Un europeo che mangia con
le mani non sarà mai a suo agio e non metterà a proprio agio quanti, invece,
sono abituati a farlo sin da bambini. Non serve rinunciare alla propria
cultura, o a nasconderla, per apprezzare e rispettare i costumi e le convinzioni
altrui.
La cosa migliore è rendersi
trasparenti, ovvero fare in modo di non alterare minimamente la scena che si
svolge attorno a noi. Basta ricordare che non c’è solo la mia curiosità o
disponibilità verso i residenti, vale anche il movimento simmetrico: la
curiosità e disponibilità dei residenti verso di me. Naturalmente va
considerata anche l'indifferenza per la quale ciascuno va per la sua strada
senza interferire.
La trasparenza funziona
bene anche nel rapporto uomo natura. Per avvicinarsi a un animale selvatico
senza disturbarlo o farlo fuggire, meglio ridurre al minimo l'impatto, farsi
considerare parte del contesto, meglio attraversare i luoghi senza lasciare
alcun tipo di traccia. La cosa più importante è rispettare le distanze. A volte
si riesce ad accarezzare un cucciolo curioso o un erbivoro caratterialmente
mansueto, altre volte è meglio girare alla larga, altre volte ancora ci si può
avvicinare senza però contatti diretti.
Con gli umani vigono
esattamente le stesse regole.
Qual’è il premio per questa
strategia? Quello di cogliere l'intima armonia insita in ogni cultura, in ogni
forma adottata dalla collettività, animale o vegetale che sia, per garantire la
propria coesione e quindi il proprio sviluppo.
Ma per avere successo, la
strategia va preparata o studiata adattandola alle prevedibili circostanze.
Anche accettando ampi margini di approssimazione, io credo sia meglio
immaginare sin da prima il tipo e gli esiti di un contatto, di un incontro con
chi o cosa si va a visitare per due ordini di motivi.
Il primo è che se non ti
prepari non fai a tempo ad accorgerti di quanto ti sta accedendo intorno. Solo
quando sei tornato a casa ti rendi conto delle occasioni che via via hai
perduto nel viaggio.
Il secondo è che se non le
cerchi, se non vai nei posti giusti certe cose non accadono. Devi saperti
adattare in corso d'opera, cogliere i segni da inseguire modificando il
programma originario. Ma la traccia iniziale devi averla individuata prima di
partire. Mentre l'errore di previsione non è un problema. Anzi è
un'opportunità. E' la vera scoperta.
Il viaggio ti restituisce
un quadro diverso da quello che avevi prima, altrimenti tanto valeva restare e
casa. Quello che vale le pena di raccontare è soprattutto proprio la sorpresa,
l'imprevisto che vale di più se coinvolge per intero il luogo, le persone e le
cose viste.
Turismo e turisti. Tutti (o quasi) dicono che il libero
mercato determina il miglior punto di corrispondenza e equilibrio tra domanda e
offerta. Solo che l’offerta (di prodotti e servizi) cerca di controllare i
mezzi di comunicazione al fine di influenzare la domanda. Ora però la rete
offre anche alla domanda nuovi strumenti per esprimersi, confrontarsi e,
magari, organizzarsi per modificare a proprio vantaggio il punto di equilibrio.
Per gli operatori del
settore, un turista, per essere tale, deve corrispondere a un target e alle
relative quantificazioni statistiche. Se il singolo turista non si riconosce
negli standard del target ha tre possibilità: si adatta all’offerta, rimane a
casa, oppure si iscrive al deriso ordine dei “turisti fai da te”. Per lungo
tempo organizzarsi da soli esponeva a un numero incredibile di rischi e
inconvenienti. Il primo benefico effetto della rete riguarda la drastica riduzione
dei fattori di incertezza legati ad una organizzazione personale del viaggio o
vacanza. Le valutazioni e i commenti degli utenti sui siti di prenotazione sono,
ad esempio, una preziosa fonte di informazione per chi sta scegliendo una
destinazione, un mezzo di trasporto, un alloggio.
La stessa rete consente
alle forme di turismo fuori target di conquistare visibilità, di sviluppare una
propria identità liberandosi da molti dei vincoli imposti dal cosiddetto
mercato. Lo sviluppo qualitativo di un turismo responsabile non può essere
delegata agli operatori economici. Poi le infinite sfumature del turismo
ambientale e culturale hanno bisogno di un approccio soggettivo ma aperto alle
esperienze degli altri. Raccontarsi e ascoltare racconti diventa allora una
sorta di catena dove ogni anello (esperienza di viaggio) si lega la successivo.
Questo blog spera solo di entrare nel flusso di scambi che animano i nuovi modi
di viaggiare, di avventurarsi nel mondo.
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