lunedì 8 ottobre 2012

Terra del Fuoco - La fine del mondo


il cartello nel porto di ushuaia argentina
Ushuaia ti accoglie con il cartello “La Fine del Mondo”. Ma da che cosa si vede che sei arrivato al limite e dopo non c’è più nulla (o quasi)?
Alla luce del sole Ushuaia appare come qualche manciata di case gettate su un suolo irregolare. Case che fanno dell’anarchia uno stile. Ognuno segue il proprio istinto o una lontana tradizione ancestrale.
Solo davanti al porto le costruzioni accettano di disporsi in modo ordinato. Tre o quattro strade corrono parallele al tratto di costa che funziona da porto naturale (con tanto di navi arenate e arrugginite). Una dozzina di altre strade si inerpicano sulla collina in ortogonale alla costa. Dal satellite sembra riprodursi la classica scacchiera delle città argentine, ma camminandoci dentro il dislivello lascia percepire una sequenza di terrazzamenti affacciati sul Canale Beagle. Oltre questo nucleo la città si disperde insinuandosi nei pochi avvallamenti disponibili.
Dall’altra parte del canale non si vedono strade o case. Sul lato sud le basse montagne aguzze e nere segnano un orizzonte irregolare. Non è detto che dietro non ci sia qualcos’altro da scoprire. Basta guardare le foto satellitari per trovare facile conferma che più a sud di Ushuaia non ci sono città e nemmeno villaggi, forse solo puntiformi impianti militari o presidi nautici. La comunità umana oltre non si spinge.
Alcune comunità animali invece fanno la spola tra la Terra del Fuoco e l’Antartide. Pinguini, leoni di mare, cormorani ci ricordano che la terra è rotonda e che il mondo non finisce in nessun luogo specifico.
Eppure la sensazione di aver raggiunto un limite ti accompagna nel viaggio di ritorno e poi nella memoria. Difficile percepire le stessa sensazione all’arrivo. Torno alla domanda: cosa si suggerisce l’idea di confine, di limite oltre il quale è rischioso addentrarsi?
Io credo che la cosa più importante siano i colori, o meglio il colore della luce nel corso della giornata (visualizza la galleria della immagini). Ovviamente sto parlando dell’estate australe, quando il sole spunta attorno alle tre del mattino e scompare alle undici di sera.
Prima dell’alba e dopo il tramonto scoppiano dei viola incredibili mescolati a dei blu pastosi. I viola progressivamente si sciolgono o si addensano in una serie di rosa molto morbidi. Dopo l’alba e prima del tramonto arrivano dei gialli acidi, totalmente saturi. In mezzo la luce è bianca. Il rosso, gli arancioni o il giallo caldo del cosiddetto clima mediterraneo, io non li ho visti e non credo ci possano essere.
La tavolozza dei colori ha un limite, oltre non può andare se non perdendo per strada ulteriori pezzi (o meglio tonalità). Sembra proprio che dopo Ushuaia ci si debba avventurare nel territorio del buio. O per lo meno dove la luce e i colori diventano un bene sempre più raro.

Nessun commento:

Posta un commento