mercoledì 5 dicembre 2012

Marche – Le colline disegnate dall’agricoltura

Per appropriarsi di un paesaggio meglio girovagare senza una meta precisa, passare e ripassare in uno stesso luogo, confrontare momenti e punti di osservazione complementari. Le colline dell’entroterra marchigiano sono segnate da strade che salgono e scendono, le ingabbiano in una ragnatela di percorsi possibili, equivalenti. I centri urbani e i borghi rurali stanno quasi sempre in alto, sulla sommità di colline e crinali. Lasciando le strade più trafficate e gli agglomerati maggiori, il paesaggio coltivato si nasconde e si disvela ad ogni curva, salita o albero.
the profile of the Apennines of Umbria Marche
the top of the cultivated hills
fields in the high hills
degrade the down hills
the road halfway uphill
the ridge road inland from Pesaro
the road halfway down
the road on top of the cultivated areas
the hillsides in autumn
the degradation of the hills into the valley
the worked field before winter
meadows and fields in the pass
the large lawn in the area pass
the rows of vines in halfway
regular planting of olive trees
the fence, tree-lined fields
the screws before winter break
the path between the trees of the Mediterranean
the rural road that surrounds the field
the road that leads to the valley floor
the hills close to the sea with the countries on the ridges
other arable fields enclosed by trees
a look from the top of coastal plain
the last hills before the coast of the Adriatic Sea

Le colline marchigiane sono comprese tra l’appennino a sud e il mare a nord, sono poi segnate da una serie di fiumi e relative valli sempre dirette da sud a nord. Il sali e scendi delle strade si fa più accentuato verso l’appenino e più dolce verso il mare. E il verso nel quale si procede cambia il tipo di panorama che di tanto in tanto si apre alla vista: il profilo dei monti più alti se si va verso sud, la pianura costiera e il mare se si va verso nord.
Al di la degli scorci panoramici, che pure giustificano la passeggiata, il paesaggio marchigiano è prima di tutto disegnato dall’agricoltura. I campi circoscritti da alberi e fossi entrano in dialettica con la morfologia delle colline generando una infinità di forme diverse. Per chi, come me ha memoria dello stesso paesaggio negli anni ’50, qualche rimpianto limita il piacere della vista. Una volta il disegno rasentava il merletto, rispetto a quello di oggi più dilatato e marcato. Prima le pendici erano terrazzate, i campi erano scanditi dai filari di viti e alberi da frutto, il confine tra coltivato e incolto era sfumato, poco evidente. Oggi è evidente il contrasto tra arato o seminato da una parte e macchia mediterranea dall’altro. Con una analogia pittorica, il paesaggio agricolo del secondo dopoguerra rimanda all’importanza del dettaglio nei Preraffaelliti, mentre quello odierno ha maggiori assonanze con le campiture dei Postimpressionisti.
Nel preparare la visita o la passeggiata c’è anche da considerare la mutevolezza di ogni paesaggio, e di quello agricolo in particolare, per quanto riguarda la stagione dell’anno, le condizioni atmosferiche, l’ora del giorno, nonché la distanza che va dal molto lontano (panorama ampio), al rapporto tra primo e secondo piano (quinta di alberi), al molto vicino (fronde o foglie).

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