Esopo non ha inventato le sue favole, ma le ha semplicemente raccolte nella vita di tutti i giorni. A tutti è capitato di pensare che l’uva non fosse matura quando non siamo riusciti a coglierla. Mi domando: dopo ventisette secoli ci sono ancore favole da raccogliere nella quotidianità del mondo circostante? ci sono ancora attorno a noi piccoli e grandi racconti che danno un senso al fluire del tempo?
Ho provato a disegnarne uno cercando di indossare i panni di una foglia e mi sono messo in viaggio.
Facile trovare il punto di partenza nel germoglio che timidamente esce dalla terra, con la foglia che si distende per catturare la luce del sole. Poi la nascita delle altre foglie e la competizione per essere le prime, quelle più in alto, quelle sempre illuminate.
Ad un certo punto la foglia cade portata via dal vento, ma il ramo resta. Resta anche il segno della foglia caduta: una piccola protuberanza, pronta ad ospitare la nuova foglia che rinascerà la primavera successiva.
Nuovo dispiegamento verso il cielo ed il sole delle foglie prima piccole piccole, poi sempre più grandi fino a rendere compatta la fronda ombrosa. Ma tornano anche il freddo e il vento che sostituiscono i verdi chiari e scuri della vita con i gialli e i rossi della malinconia.
Nel succedersi delle stagioni capita anche che cada il ramo e l’intero albero. Sul terreno sassoso si accumulano i resti inanimati del bosco. Per poco sembra la fine del viaggio. Invece basta aspettare per ritrovare un nuovo germoglio pronto a riprendersi il sole e il cielo.
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