mercoledì 26 febbraio 2014

The lotus in the Sri Lanka temples: from a flower to a culture, from a religion to a country

Il loto nei tempi dello Sri Lanka: da un fiore a una cultura, da una religione a un paese


La chiavi di lettura di un viaggio o di una realtà rischiano sempre di polarizzare troppo l’attenzione. Tante cose restano defilate o nascoste. Ma quello che resta alla luce acquista spessore, sfumature, organicità (per lo meno nelle intenzioni di chi scrive).
Il fiore di loto nello Sri Lanka lo vedi in tutti gli stagni, sulle bancarelle all’entrata dei templi, dentro i templi per le persone che pregano, sulle pareti e sui soffitti come motivo decorativo, nelle posizione del Budda che medita e altro ancora.
Nella sua semplicità ovviamente il fiore è bellissimo. Poi ha una struttura geometrica che la tradizione indiana e cingalese ha tradotto da tempo immemorabile in un sistema con base quadrata, simmetrico rispetto sia agli assi sia alle diagonali. La simmetria a raggiera raccorda il quadrato con il cerchio a volte inscritto a volte circoscritto: ovvero dal fiore una geometria.
Pregare offrendo fiori sbocciati fa parte della ritualità orientale, mentre in occidente il ruolo degli stessi fiori rimane confinato alla decorazione dello spazio liturgico. Il fedele che offre loti alla divinità che sta meditando nelle posizione del loto esprime una dolcezza che va oltre la religione.
Non basta. Gli alberi della foresta pluviale dominano l’intero paesaggio delle Sri Lanka e proteggono gli stagni “infestati” dai fiori di loto. Non servono coltivazioni, tecniche o altre contaminazioni della natura. Tutto l’anno i fiori si lasciano raccogliere e sanno ispirare l’immaginazione e l’animo dei Cingalesi.

lunedì 3 febbraio 2014

Story of the geological times and shapes (earth pyramids in Argentina)

Il racconto di forme e tempi geologici (le piramidi di terra in Argentina)


La narration de las formas y tiempos geológicos (las pirámides de tierra en Argentina




Le magie del Triassico. Grandi depositi di sassi e fango che diventano i terreni alluvionali dove vento e pioggia scolpiscono figure imprevedibili. Queste improbabili geometrie raccontano il lento processo che le ha generate. Allora la visita in un momento determinato rimanda a tempi lontanissimi, a ere geologiche dove tutto era diverso. Nella Cordillera delle Ande le emergenze geologiche non solo sono numerose e spettacolari ma sono diverse tra loro per composizione dei terreni, epoche di formazione, eccetera. Limitando il campo di osservazione alla parte settentrionale dell’Argentina, vale la pena di ricordare i parchi Ischgualasto e Talampaya nella provincia di La Rioja e la Quebrada de Humahuaca nella provincia di Jujuy.
L’erosione genera questi paesaggi fantastici; lo stesso processo viene battezzato una calamità naturale quando si manifesta nelle aree coltivate o urbanizzate. Invece in un parco geologico spiega e illustra le dinamiche che hanno dato vita alla terra così come la vediamo oggi. La particolare e irripetibile relazione tra tempo e spazio, tra forme e formazione, tra immagine e processo diventa una incontenibile suggestione fantastica.
La visita dei luoghi può proseguire con la simulazione dell’erosione attraverso gli algoritmi dinamici. Magari le forme generate dal modellatore solido sono meno fantasiose di quelle prodotte dalla pazienza del tempo, ma la visita virtuale serve ad offrire nuovi punti di osservazione e riflessione.