Anche la distanza tra il guardare e il disegnare richiede un viaggio. Un percorso intimo che rimane nascosto alla vista. Eppure c’è una partenza, una serie di accadimenti durante lo svolgimento, un arrivo o una conclusione e, dopo, resta anche un ricordo. Ho provato a raccontare questo ricordo con tre animazioni.
La prima traduce in segni e colori le parti dell’albero catturate dagli occhi. Non la trasposizione del soggetto sul foglio di carta, ma la memoria del ramo, delle foglie e del cielo restituita dalla matita e dall’acquerello.
La seconda espande nel tempo l’immagine dell’albero per mostrarne la crescita. Per inseguire il germoglio che si innalza in mezzo all’erba, l’ispessimento del tronco e il corrispondente allungamento dei rami, fino al ciclico nascondersi dietro alle fronde.
Infine la riproduzione dell’albero nello spazio tridimensionale con strisce di carta riciclate (ottenute ritagliando i contenitori di bevande). La sequenza costruttiva non può che rispettare la gerarchia strutturale tra tronco che sostiene e rami che si espandono.
Come se una passeggiata lungo una strada di campagna continuasse a suggerire favole che riempiono l’immaginazione e la memoria, ricomponendo una storia nella quale siamo vissuti e cresciuti tutti quanti.